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Benessere Tarquinia SPA agriturismo con centro benessere

SPA AND BEAUTY FARM

Due sono le strutture che nel RESORT ospitano le attività del BENESSERE dell’hotel e dell’agriturismo

la “BEAUTY FARM”  è una struttura di nuova concezione , all’interno della quale si ha la possibilità di effettuare un elevato numero di trattamenti dedicati al benessere e alla cura del corpo.  Il centro benessere è dotato  di una  sala per i massaggi  di coppia, una con un table di granito per fanghi, massaggio al cioccolato, sospensioni minerali, la stanza del sale, il trattamento Nuvola, la doccia  emozionale  con cromoterapia e la  stanza del  sole.  Il percorso all’interno  del centro benessere è guidato dalle estetiste e può essere personalizzato in base alle esigenze dei clienti.

La “SPA”, situata sul  fianco Nord della piscina,  è totalmente  in legno e vetro. Dotata di due vasche idromassaggio a 8 posti con acqua calda, sauna, zona cardio-fitness, docce e spogliatoi, è l’ideale per un relax psicofisico che unisce il piacere del caldo umido ad una vista che si immerge nel verde del parco dell’hotel e dell’agriturismo Valle del Marta.

 

            

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TARQUINIA

BENESSERE A TARQUINIA

 

Con i suoi tremila anni di storia, testimoniati dall’eccezionale patrimonio di tombe etrusche decorate con pitture parietali, in uno dei più importanti siti archeologici d’Italia, e dal nucleo medioevale, con le sue chiese, i palazzi, le abitazioni e le 38 torri, Tarquinia è luogo di intensa vita culturale, immersa in un ambiente naturale di rara bellezza, posta su di un colle attorniato da ripidi strapiombi, sulla riva sinistra del fiume Marta, crocevia  tra il  litorale Tirreno, la campagna maremmana e i vicini monti della Tolfa e Cimini.

 

NOTIZIE GENERALI

ABITANTI        15.202

SUPERFICIE 279 kmq

DENSITÀ       54,4 ab/kmq

ALTITUDINE    169 s.l.m.

AMBIENTE     Lo sfruttamento intensivo del patrimonio boschivo, iniziato nel periodo etrusco per la costruzione delle navi, unito alla fertilità delle colline che circondano ancora oggi l’abitato e la loro destinazione a seminativo, riducono notevolmente la copertura arborata del territorio di Tarquinia. In prossimità della costa, estese coltivazioni ortive, a vite, ulivo e frumento si alternano a terreni a pascolo, mentre lungo i fiumi Marta e Mignone e sulle dolci colline che si susseguono all’interno (Turchina, Farnesiana, Ancarano, Roccaccia, ecc.) la macchia e la vegetazione mediterranea cedono il posto ad una boscaglia fitta di arbusti e alberelli: quercia, cerro, roverella, orniello, leccio, olmo, corniolo, vernile, corbezzolo, carrubo, siliquastro, con il loro sottobosco di asparagi, misticanza, funghi e cicoria.

Nelle Saline, vasche in cui si faceva evaporare l’acqua per trarne il prezioso cloruro di sodio, il sale, oggi destinate a Riserva faunistica, sostano gli aironi cenerini e rosati, i fenicotteri, i cormorani, i martin pescatori, le folaghe e altri uccelli migratori.

La costa, con più di 20 km di spiaggia, è sabbiosa, con tomboli e vegetazione marina.

ECONOMIA Agricoltura (ortaggi e frutta, cereali, girasole, mais, luppolo) e turismo, produzione di carne di qualità (vacca maremmana), piccole industrie di trasformazione di prodotti agricoli.

Turismo culturale e ambientale (agriturismo) prevalentemente straniero, per lo più giornaliero.

COME ARRIVARE

Distanze: Civitavecchia (porto) 15 km, Viterbo 22 km, Tuscania 24 km, Montalto di Castro 18 km.

Collegamenti stradali. SS Aurelia, bivio per Tarquinia;

Treno: Stazione a Tarquinia Lido a 3 km dal centro con collegamento di bus urbani in coincidenza con le partenze e gli arrivi in stazione.

Autobus: Autolinee CO.TRA.L da Civitavecchia e da Viterbo

STORIA

La città di Tarquinia (l’etrusca Tarchna o Tarchuna) è tra le più antiche città etrusche della Tuscia: essa nasce su un altopiano tufaceo chiamato La Civita, dopo importanti insediamenti precedenti, di epoca villanoviana (IX – fine VIII sec. a. C.).

La leggenda narra che non lontano dal fiume Marta, da un solco appena aperto dall’aratro, balzò un essere divino, fanciullo nell’aspetto e vecchio nella saggezza, che rivelò agli Etruschi la disciplina della loro religione. Tarchon (fratello o figlio di quel Tirreno che avrebbe guidato l’emigrazione etrusca dalla Lidia), al quale il fanciullo che si chiamava Tagete era apparso, fondò nel luogo del prodigio una città sacra, alla quale dette il nome Tarchna, cioè Tarquinia.

Col tempo Tarquinia diventa così grande che per estensione e numero dei cittadini è eguagliata solo da Atene dopo la vittoria sui persiani.

Tarquinia conosce infatti un periodo di particolare fioritura nel corso dell’VIII sec. a.C., quando il territorio dipendente da essa probabilmente include anche i metalliferi Monti della Tolfa, in seguito passati nel possesso della vicina Caere. La posizione favorevole, vicino al mare e dominante la vallata del Marta, fino al Medioevo fiume navigabile, permette il controllo del territorio interno e del traffico marittimo. Sono proprio l’agricoltura, l’allevamento ed il commercio (soprattutto dei minerali estratti sui monti della Tolfa) a determinare la crescita economica, demografica e politica di Tarquinia etrusca. In questo periodo importanti nuclei di abitati con annesse necropoli (Poggio dell’impiccato, Poggio Selciatelio, Poggio Quarto d’Archi, Poggio Gallinaro ecc.) circondano l’altopiano della Civita.

In epoca orientalizzante (VII sec. a. C.) nasce la città, governata da un ceto aristocratico, che costruirà per la propria sepoltura grandi tumuli situati in punti ben visibili sui pianori circostanti la Civita. L’affermarsi di Tarquinia come una delle più potenti città-stato all’interno della Lega Etrusca, forte di legami commerciali stretti con la Grecia e l’Oriente, si rispecchia nei reperti provenienti dal suo porto, Gravisca, i cui santuari sono frequentati da mercanti greci.

Nell’epoca arcaica (sec. VI a. C.) nasce anche la prima costruzione sacra all’interno dell’Ara della Regina, un santuario dedicato ad Artumes (equivalente della greca Artemide). In questo periodo la necropoli più importante della città, i Monterozzi, si popolerà di tombe ipogee a camera, scavate nel banco calcareo, di cui circa il 2 per cento privilegio di un ristretto ceto aristocratico, con affreschi policromi di notevole livello artistico. Questi affreschi, realizzati in parte da artisti greco-orientali, in parte dai loro seguaci etruschi, costituiscono un’importantissima testimonianza della vita quotidiana etrusca, nonché della storia della megalografìa dell’epoca arcaica in genere. Roma stessa, a partire dalla fine del VII sec. a.C., subisce l’influsso della potente città etrusca da cui proverranno due dei suoi sette re (Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo).

Nel v secolo la crisi generale che investe l’Etruria soprattutto dopo le sconfitte militari riportate a Himera (480 a. C.) e Cuma (474 a. C.) ad opera dei Greci di Siracusa, interessa anche Tarquinia. Tuttavia la città vivrà un secondo periodo di relativa fioritura nei secoli IV e III a.C., guidata da ricche famiglie nobili (Pulenas, Partunus, Camna, Pumpu, Avethna ecc.) che traggono beneficio dalle loro proprietà terriere. In questo periodo, caratterizzato da una progressiva espansione militare romana (nel 373 a.C., con la conquista della roccaforte di Sutrium, Roma e Tarquinia divengono vicine), Tarquinia capeggerà la Lega Etrusca in lunghe e sanguinose guerre, una delle quali, iniziata nel 358 a.C., porterà la città nel 351 a.C. sull’orlo della disfatta totale e la costringerà a chiedere una tregua di quarant’anni. Le due città si affronteranno nuovamente nel 311 a.C., ma dopo appena tre anni Tarquinia verrà definitivamente sconfitta.

Nel periodo romano la città sembra vivere una fase di nuovo splendore, di ricordo nostalgico del passato, di rievocazione dell’antica potenza.

In realtà inizia il suo lento declino, tanto che nel 205, quando Scipione chiede contributi alle città etrusche per la sua impresa in Africa contro Annibale, la potente e ricca città d’un tempo non offre che tela per le vele. E mentre da una parte Roma le sottrae porzioni vitali del territorio, specialmente sul mare, all’interno i centri antichi ad essa tributari si rendono progressivamente indipendenti. Nel 90 a.C. le è concessa la cittadinanza romana e diviene municipio, ma con la morte di Giulio Cesare e con l’avvento dell’Impero finisce la storia della Tarquinia etrusca.

Nella prima età imperiale Tarquinia è un centro secondario dell’Impero, posto a controllo del tracciato costiero della via Aurelia. Con la crisi dell’Impero si assiste allo spopolamento; nel IV secolo d.C. diviene sede vescovile, ma le successive invasioni barbariche (disastroso il saccheggio dei Visigoti di Alarico), la malaria e la caduta dell’Impero stesso portano, come in molte altre zone della Tuscia, ad un forte calo della popolazione.

Al VI secolo è databile il trasferimento, ancora non chiaro sulle reali cause che lo indussero, dell’antico abitato all’attuale sito, sul colle chiamato Corneto, dove si sviluppa la moderna Tarquinia. L’abitato medievale è segnalato nel 649 in un documento di Boezio. Alcune testimonianze risalgono al 743 e 861, riferite ai vescovi Lando e Paolo.

Nel periodo medioevale, con la lenta ripresa delle attività economiche, Tarquinia si arricchisce e si ripopola, dotandosi di una possente cinta muraria e di una serie di fortificazioni (fasi del IX e X secolo), divenendo nella seconda metà dell’XI secolo possedimento feudale della contessa Matilde di Canossa.

Intorno all’anno mille Corneto è una città marinara, prospera e aperta a tutte le esperienze culturali che le giungono da terra e da mare. Sperimenta soluzioni architettoniche sempre più audaci nelle pregevoli chiese romaniche di San Martino, tuttora sede parrocchiale, San Salvatore, San Giacomo, l’Annunziata, affacciate su dirupi di sasso vivo verso la valle del fiume Marta e le colline degli Etruschi e soprattutto Santa Maria in Castello, la chiesa romanica più grande della città, con l’abside rivolto verso il mare, che con la sua mole e l’alta torre, servivano da riferimento alle navi, e la Basilica, accanto alla quale svetta la torre più alta della città, grande forte, serena, racchiusa in solide masse di macco dorato.

In età comunale le ricche attività marittime, ma anche la fiorente agricoltura, portano la città ad avere un ruolo non secondario nei rapporti fra i vari Stati, sino ad allearsi con Pisa ed a mantenere proficui rapporti con Venezia, Genova e Ragusa. Viene costruito il palazzo civico e sono sperimentati precocemente alcuni elementi fondamentali del gotico negli impianti romanici delle chiese di  San Pancrazio, San Giovanni Gerosolimitano e San Francesco. Intorno a queste chiese si sviluppa un intrigo di stradine che conservano ancora oggi intatto il loro tessuto medievale, tra archetti, case, profferli, palazzetti, monasteri e torri. Le torri costituiscono la caratteristica più spettacolare del panorama tarquiniese. Di 20 rimangono solamente le basi, tagliate all’altezza delle abitazioni, mentre le restanti 18 sono ancora intatte o abbassate di poco.

Nel frattempo però, la storia prosegue con il terrificante assedio di Federico II (1245), e quindi con un secondo assedio portato dal Podestà (1283); nel 1330 la popolazione si ribella all’oppressivo governo di Matteo Vitelleschi. In seguito i Cornetani lottano contro il cardinale Albornoz che, però, riesce a conquistarla nel 1355. Nel 1393 un nuovo assedio, questa volta dei bretoni, è respinto dopo una lotta sanguinosa.

A cavallo tra il ‘300 ed il ‘400 Corneto raggiunge il massimo splendore, testimoniato dai circa 35.000 abitanti, le oltre 50 chiese ed i 7 ospedali.

Acquista di importanza un esponente della nobile famiglia dei Vitelleschi, Giovanni, cardinale e condottiero, uno dei cardinali cui la Chiesa demandava la difesa dei territori dalle invasioni, congiure e ribellioni: divenuto Comandante dell’Esercito Pontificio, in suo onore e per le sue origini Tarquiniesi, nel 1418 il Senato Romano concede la cittadinanza romana ai tarquiniesi.

Intorno alla prima metà del 1400 Giovanni Vitelleschi fa costruire due opere che connotano fortemente l’aspetto urbanistico della città: una sofisticata fortificazione nella cinta muraria e soprattutto il suo palazzo gotico-rinascimentale, ora sede del Museo Archeologico Nazionale. Suo nipote Bartolomeo ricostrusce ed amplia il Duomo nel quale si ammirano gli affreschi del Pastura.

Nel 1478 però la città è prostrata da una spaventosa pestilenza. Per favorire il ripopolamento urbano si fa ricorso allo stanziamento di nuclei familiari di origine lombarda e albanese.  Successivamente la peste di Roma del 1492 costringe il pontefice Alessandro VI a soggiornare nella cittadina tirrenica.

Dopo la lunga parentesi “feudale” della famiglia Vitelleschi, nel XVI secolo la città entra a far parte del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, viene cioè annessa allo Stato Pontificio. Nel Rinascimento il palazzo Vitelleschi vive quindi l’opulenta atmosfera della corte romana, ospitando spesso i papi, tra cui Paolo III Farnese, col loro largo seguito di alti prelati, dame, principi, paggi e falconieri per dedicarsi alla caccia e alle lunghe galoppate fino al mare.

Occupata dai Francesi nel ‘700 e per poco tempo anche dagli Inglesi, dopo il congresso di Vienna torna a far parte dello stato pontificio. Annessa al Regno d’Italia nel 1870 con il nome di Corneto Tarquinia (trasformato nel 1922 nell’attuale Tarquinia), nel 1875 ospita per tre giorni Garibaldi.

Solo nel secolo scorso, e con le prime campagne di scavo, Corneto inizierà a riscoprire le proprie origini.

Ogni secolo lascia un segno: camminare oggi per Tarquinia, percorrere cioè le strade della vecchia Corneto, di volta in volta città marinara, libero comune, protosignoria vitelleschiana, residenza papale è, davvero, attraversare la storia.

 

COSA VEDERE

I SITI ETRUSCHI

I nuclei sepolcrali sono numerosi, sparsi su una vasta area, e ciò testimonia la presenza, nel periodo più antico, di differenti villaggi dislocati sulle alture. Le necropoli più importanti sono: Monterozzi, Poggio Quarto, degli Archi, Poggio dell’impiccato, Poggio Selciatello di Sopra, Poggio Selciatello di Sotto, Poggio Gallinaro, Poggio Cavalluccio, Poggio Quagliere, Poggio della Perazzetta, Pisciarello, Poggio Cretoncini e Le Rose.

Dalla metà dell’VIII secolo a.C. nelle tombe villanoviane iniziano ad apparire oggetti di provenienza orientale; l’esempio più significativo è dato dalla tomba Bocchoris (fine VIII secolo a.C) il cui corredo, composto tra l’altro da oggetti importati dall’Egitto, è conservato all’interno del Museo Archeologico. Caratteristica delle tombe tarquiniesi, soprattutto dal VI secolo a.C. in poi, è la presenza di ricche decorazioni pittoriche.

La Necropoli dei Monterozzi

E’ la necropoli più estesa, circa 750 ettari, a tre chilometri dall’abitato; prende il nome dalla presenza dei cumuli di terra che celavano gli ingressi delle camere funerarie sotterranee. È una delle più importanti, costituita da oltre 6.000 camere funerarie ipogeiche (sotterranee), cosiddette tombe a camera, scavate in un banco di roccia calcarea (macco) e  individuate quasi tutte con prospezione geofisica e non con scavo. Di esse circa 200 presentano pitture o tracce di pitture ad affresco, che ritroviamo esclusivamente nelle dimore funebri degli aristocratici.

L’uso di decorare le camere sepolcrali non è prerogativa della città di Tarquinia, ma è solo qui che il fenomeno raggiunge dimensioni tali da costituire un’importante testimonianza dell’evoluzione della civiltà etrusca dal VII al III secolo a.C. Le immagini che vi sono riprodotte tendono a ricostruire intorno alla figura del defunto scene che si riferiscono alla sua vita quotidiana, quasi a voler sottolineare, riflettendo una credenza comune a tutti i popoli primitivi, la continuità della vita oltre la morte.

Sulla superficie preparata con calce veniva tracciata la bozza con un carboncino. Venivano utilizzati colori intensi e vivaci, ottenuti da elementi vegetali (nero, rosso, verde) e minerali (ocra, lalapislazzuli), riproducendo  gli elementi decorativi animali e floreali delle abitazioni (fine VII e inizio VI sec. a.C.), spesso rappresentati in modo immaginario (di alcuni di essi infatti gli etruschi avevano solo sentito parlare senza averli mai visti: ad es. le leonesse), oppure scene legate alla vita quotidiana: banchetti con danze e giochi, giochi atletici, corse di cavalli e bighe, giochi erotici, scene di caccia e pesca (VI e V sec. a.C.). Gli uomini venivano normalmente raffigurati in bruno (la pelle esposta al sole) le donne con la pelle bianca e con il viso imbellettato da cosmetici. Nella fase di decadenza, nel IV sec. a.C., venivano rappresentati anche demoni infernali che accoglievano i defunti nel regno dell’aldilà.

Nel tempo cambia la visione della morte e dell’aldilà: da una concezione della morte come passaggio ad una vita che prosegue con tutte le gioie terrene, ad una idea spaventosa della morte e di ciò che segue (demoni cerulei).

Le tombe normalmente visitabili sono una decina: la presenza è segnalata da un cumulo di terra (i “monterozzi”). Non sempre il tumulo vero si è conservato; si scende lungo il dromos di accesso e si può guardare l’interno delle tombe attraverso una porta a vetri che consente di mantenere costante la temperatura e l’umidità all’interno, allo scopo di conservare le pitture. Le camere funerarie ospitavano sia letti e  sarcofagi (in pietra – macco, peperino, terracotta) con le spoglie del defunto, che urne con le ceneri. Numerosi gli oggetti del corredo deposti all’interno. Grandi razzie passate e presenti hanno depauperato i tesori custoditi all’interno delle tombe.

Le tombe più importanti prendono spesso il nome dai soggetti delle bellissime pitture come la tomba della Caccia e della Pesca (520-510 a.C.), delle Leonesse (fine VI secolo a.C.), del Cacciatore (IV secolo a.C.), delle Baccanti (VI secolo a.C.), deiLeopardi (470 a.C.), dei Giocolieri (fine VI secolo a.C.), del Guerriero (IV secolo a.C.), dei Caronti (II secolo a.C.), degli Alberelli (IV secolo a.C.), della Pulcella (V secolo a.C.), dei Festoni (VI secolo a.C.), dei Tori (530 a.C.) e degli Auguri (530 a.C.); una delle più grandi e profonde è quella del Tifone (metà II secolo a.C.). Notevole il complesso tombale Scataglini, (fine del IV secolo a. C.).

Zona Archeologica – Via Ripagretta tel. 0766/856308

Orario di Apertura: ore 8.30-19.30 (periodo estivo); ore 8.30-16.30 (periodo invernale) Chiuso il Lunedì

È possibile acquistare il biglietto cumulativo che consente, a un prezzo speciale di visitare il Museo e la Necropoli.

La Civita

Percorrendo la strada che porta a Monte Romano, dopo circa sette chilometri una strada sulla sinistra conduce all’antica città etrusca, detta Pian della Civita o Pian della Regina.

Sul punto più elevato di Pian della Regina sono visibili le imponenti rovine di un grande tempio etrusco, edificato probabilmente nella prima metà del IV secolo a.C. L’edificio era preceduto da una monumentale scalinata d’accesso ed era decorato da statue acroteriali fittili, di cui si sono conservate soltanto i celebri Cavalli Alati esposti nel Museo Nazionale Tarquiniense. In età augustea fu collocato presso l’angolo Nord-Est un grande bacino circolare di fontana. Proseguendo verso la punta del pianoro, sulla destra, si incontra un’area in cui sono visibili resti della cinta muraria, di una porta e di edifici.

IL CENTRO STORICO

Palazzo Vitelleschi e il Museo Nazionale Etrusco

Autentico capolavoro architettonico del Rinascimento con elementi in stile gotico e catalano, è realizzato dal Cardinale Giovanni Vitelleschi, condottiero delle truppe pontificie, che ne inizia la costruzione su progetto di Giovanni Dalmata nel 1436, destinandolo a propria residenza estiva (fu completato nel 1460-90).

II palazzo rimane di proprietà della nobile famiglia – senz’altro la più insigne tra quelle che, tra alterne vicende, dominarono la vita politica, economica, sociale e religiosa di Corneto – sino al XVII secolo, allorché, ritiratisi definitivamente a Roma, gli ultimi eredi pongono in vendita tutti i loro beni. Il palazzo è messo all’asta nel 1892, a seguito del fallimento dell’ultimo proprietario, il Conte Soderini, ed è comprato dal Comune che in seguito lo cederà allo Stato.

La facciata, in parte bugnata, è abbellita da bifore e da trifore, oltre che parzialmente coronata da una loggia e da un bel portale rinascimentale.

Il portone principale sulla piazza Cavour immette in un arioso cortile a pianta trapezoidale il cui lato di fondo e quello di destra sono caratterizzati da un porticato a duplice ordine ad arco acuto con decorazioni bicrome in macco e nenfro.  Nel mezzo del cortile si trova un pozzo ottagonale, sul cui lato posto verso l’ingresso, è scolpito in bassorilievo lo stemma dei Vitelleschi.

Attualmente ospita il Museo Nazionale Etrusco, considerato tra i più importanti d’Italia. Istituito nel 1900, esso conserva gran parte dei reperti rinvenuti presso Tarquinia e il suo territorio o donati al Museo stesso da collezioni private, che documentano l’evolversi della pittura vascolare, greca ed etrusca nelle sue varie forme. L’esposizione è articolata su quattro piani e raccoglie testimonianze che raccontano la storia della città dalle origini villanoviane fino alla conquista romana.

Pianterreno: in due ambienti posti immediatamente a destra dell’ingresso nel cortile sono stati collocati importanti sarcofagi, preziosi documenti della scultura funeraria del III-I secolo a.C. tra i quali, notevoli, quello di Laris appartenente alla famiglia Partunus, quello di Velthur, anch’esso della famiglia Partunus, e quello dell’Obeso. Nella saletta a fianco si trovano i sarcofagi di membri delle famiglie Pulena e Camna.

Primo piano: qui è esposta una ricca collezione di reperti, dal periodo villanoviano a quello romano, che documentano l’evoluzione della pittura vascolare greca ed etrusca nelle sue varie forme. Di notevole bellezza il corredo della tomba del vaso di Bocchoris (VII-Vl secolo a.C.), i vasi greci a figure nere del VI secolo a.C., la famosissima coppa dipinta con raffigurazioni delle massime divinità greche, il calice plastico di raffinata arte ionico-attica a testa di giovinetta ed una bellissima coppa con le figure di Elena e Priamo.

Secondo piano: nella cappella e nell’anticappella con soffitto ligneo vi sono interessanti affreschi del ciclo delle Storie di Lucrezia, databili al XV secolo. Nella sala, interamente restaurata e aperta al pubblico dal gennaio 2002, si può visitare l’esposizione “Tarquinia Etrusca: una nuova Storia” che accoglie l’elegante scultura fittile, famosa in tutto il mondo, dei cavalli alati, uniti al timone della biga (IV – III sec. a.C.), simbolo del Museo. Questo gruppo fittile policromo, quasi metà della grandezza naturale, è un capolavoro della coroplastica etrusca; rinvenuto nel 1936 nella località denominata Ara della Regina, e facente parte della decorazione del frontone del tempio dell’Acropoli, è stato posto su una parete ad una altezza simile a quella che occupava sul frontone del tempio. Adiacente all’anticappella si trova la magnifica Sala delle Armi, da cui si gode di uno splendido panorama, utilizzata per mostre e convegni.

Sotto al loggiato è collocato lo splendido monumento funebre del 1500 appartenente ad Aurelio Mezzopane, traslato in questa sede dopo la sconsacrazione della vicina chiesa di san Marco. In fondo al loggiato, sulla sinistra, sono state collocate le pitture di quattro tombe (delle Bighe, del Triclinio, delle Olimpiadi, della Nave), provenienti dalla Necropoli di Monterozzi, distaccate per motivi di conservazione: le loro cattive condizioni di rinvenimento tra gli anni ’50 e ’60 (ma in realtà alcune di esse erano già note agli inizi del 1800) hanno obbligato gli scopritori a usare tecniche di asportazione degli affreschi, in modo da preservarli da una sicura rovina.

Corso Vittorio Emanuele Tel. 0766 856036

Orario di visita (a pagamento): periodo invernale: ore 10,00 – 16,00 (domenica 11,00 – 18,00); periodo estivo: ore 9,00 – 13,00 e ore 16,00 – 19,00. (lunedi’ chiusura settimanale).

Ingresso: €        ridotto  €        (da 18 a 25 anni); gratuito sotto i 18 anni e sopra i 65 per i cittadini appartenenti alla U.E.)

È possibile acquistare il biglietto cumulativo che consente, a un prezzo speciale di visitare il Museo e la Necropoli.

 

Palazzo Comunale in Piazza Matteotti. Di origine romanica e risalente al secolo XI, ha la facciata rimaneggiata in epoca barocca ed una torre parzialmente restaurata nel ‘700. È edificato nel secolo XIII sopra il tracciato della vecchia cinta muraria, dopo l’allargamento di quest’ultima verso sud a comprendere nuclei urbani edificati intorno ai complessi monastici già esistenti. Sul retro, nella via di San Pancrazio, presenta un corpo massiccio a tre piani con una serie di arcate a tutto sesto, cieche, poggianti su pilastri. Un grande arco passa sotto l’intero edificio e congiunge via San Pancrazio alla Piazza del Comune, sul quale si affaccia il fronte principale, composto da due corpi di fabbrica contigui, fin dal secolo XIV indicati come Palazzo del Podestà, dove risiedeva appunto il Podestà con poteri giurisdizionali e militari, e Palazzo dei Priori, dove risiedevano il Gonfaloniere, il Capitano dei Cinquecento ed i Consoli, detentori del potere amministrativo. Della loggia si ha notizia sin dall’anno 1366, mentre la scalinata venne realizzata nel XIV secolo. A meta della prima rampa di scale il piccolo chiostro conteneva un tempo la cisterna dell’acqua ad uso del palazzo. La sala al termine della scalinata, un tempo adibita ad aula consiliare, presenta affreschi dei secoli XVI e XVII, con scene e personaggi che si riferiscono ad episodi salienti della storia Cornetana. Nell’attuale sala consiliare, utilizzata dal XVII secolo sino ai primi anni del ‘900 come teatro comunale, si notano, in alto sulla parete di fronte all’ingresso, tracce di un affresco rappresentante la crocifissione, databile al secolo XIV. Alle pareti si trova collocata una serie di tele dipinte dal celebre maestro cileno Sebastian Matta e un affresco del XV secolo, proveniente dal Convento Agostiniano di San Marco. Nella piazza antistante si trova una bella fontana barocca del 1724.

Palazzo Vescovile e Museo Diocesano d’Arte Sacra in Via Roma. Nel corso dei vari restauri cui è stato oggetto per poterlo adibire a sede del Museo della Diocesi di Civitavecchia – Tarquinia, sono state rinvenute interessanti pitture murarie che decoravano la signorile residenza rinascimentale precedente la destinazione dell’immobile a sede vescovile. Il fabbricato rinascimentale, che aveva a sua volta inglobato un palazzo medievale, è trasformato dal Cardinal Pompeo Aldrovandi, Vescovo della Diocesi di Montefiascone e Corneto dal 1734 al 1752, a partire dal 1737. La figura del committente Aldrovandi è storicamente considerata una delle principali nelle vicende dello Stato Pontificio della prima metà del XVIII secolo; il porporato fu infatti anche candidato al soglio pontificio durante il lunghissimo conclave del 1740. Il Museo propone una Mostra di opere pittoriche facenti parte delle raccolte diocesane.

Orario apertura:  sabato e domenica ore 10.00/12.00 – 16.00/19.00. ingresso libero.

 

Palazzo dei Priori e il Museo della Ceramica in Via delle Torri. Situato nel cuore del centro storico, Palazzo dei Priori è uno dei complessi medioevali più caratteristici di Tarquinia. Da taluni è ritenuto l’antica sede del governo cittadino prima dell’edificazione dell’attuale Palazzo Comunale. Costruito nel XII secolo mediante l’accorpamento di fabbriche già esistenti, ha un aspetto di massiccia e inespugnabile fortificazione grazie alla caratteristica posizione delle alte torri poste su ogni lato.

Il Museo della Ceramica, allestito nel dicembre 1993 dalla Società Tarquiniense di Arte e Storia, espone reperti fittili dalla collezione “Giuseppe Cultrera”. La Mostra raccoglie produzioni locali e reperti provenienti da altri centri italiani e stranieri, dal XIII al XVIII secolo.

I 100 pezzi esposti costituiscono un importante veicolo di informazione della vita quotidiana di epoche diverse; da essi è possibile ricostruire la rilevanza economica rivestita da Corneto, i suoi rapporti e gli scambi commerciali con altri centri, le tecniche di produzione dei vasai del luogo, e delle vicine città quali Tuscania, Viterbo, Orvieto o di altre più lontane quali Roma, Deruta, Bagnoregio, Castro , Montelupo e della Liguria.

Orario d’apertura: 9.00 – 13.00 16.00 – 18.00 Sabato 9.00 – 12.30 Chiuso la domenica. Ingresso gratuito.

 

Palazzo del Marchese. Magnifico edificio con bella corte interna a loggiato con un pozzo centrale.

 

Il Castello (XI sec.) con ruderi della cinta turrita e torri che ne difendono la porta.

Le chiese

S. Maria di Castello. Risalente al 1121, eretta probabilmente su una preesistente costruzione, è situata su un dirupo dominante la valle del fiume Marta, nei pressi del presunto castello della Contessa Matilde.

Consacrata nel 1208 ha una semplice facciata rettangolare con tre portali e una bifora ornati di mosaici cosmateschi opera del romano Pietro di Ranuccio (1143) che si ritrovano anche nel pavimento e nel pergamo del 1209. L’interno basilicale è solenne, a tre navate, nel quale sono conservati un fonte battesimale a immersione e un ciborio del XII secolo. Ricco il pavimento musivo. All’esterno dell’edificio si staglia esile ed elegante il campanile.

 

S. Martino. Chiesa risalente al XIII sec., è fronteggiata da una torre  con graziosa facciata decorata da lesene e belle absidi; nell’interno resti di affresco di scuola senese.

SS. Salvatore. Chiesetta medioevale.

S. Francesco. Eretta nel XIII secolo dai frati francescani e facente parte di un nucleo monastico, come testimoniano i vicini edifici conventuali, la costruzione ha una facciata modesta ma arricchita da uno splendido rosone ed un portale gotico. L’interno è elegante; una cappella a destra dell’altare maggiore presenta elementi decorativi barocchi, un’altra cappella si data al XVIII. Un possente campanile del XVII secolo, terminante con una cupola esagonale, ingentilisce l’esterno.

SS. Maria di Valverde in direzione della frazione La Bianca. Chiesa romanica risalente al XIII secolo, rimaneggiata, custodisce in una nicchia marmorea dietro l’altare maggiore una pregevole tavola bizantina raffigurante la Madonna col Bambino, inserita in una pala marmorea dei sec. XV.

S. Giacomo Apostolo. Piccolissima chiesetta del XIII secolo sulla valle del fiume Marta; con facciata rifatta nel XVII, è posta in una posizione da cui si può osservare un bel paesaggio: lo sguardo spazia su tutta la vallata, fino al mare, è uno dei luoghi più suggestivi di Tarquinia. Ad una navata, con incluso il cimitero.

SS. Annunziata. Di stile romanico gotico, risalente al XII – XIII sec., la chiesa ha una pianta con absidi lombarde; la facciata è arricchita da un raffinato rosone e da decorazioni di stile siculo-normanno. L’interno mostra i rifacimenti barocchi successivi.

S. Giovanni Battista. Chiesa eretta in forme romaniche nel 1230 con semplice facciata a tre portali ornata da sarcofagi; quello centrale, con arco gotico, è sormontato da un elegante rosone; l’interno è in stile gotico e presenta inequivocabili segni di rifacimento, con affreschi.

Duomo di S. Margherita. Grandioso edificio quattrocentesco eretto in forme romanico – gotiche. Distrutto nel 1643 da un incendio è ricostruito nel 1656 e restaurato su disegno di Francesco Dasti. La facciata e’ stata ulteriormente rifatta nel 1933 da Pietro Magnani. Isolato sulla sinistra si erge il robusto campanile. Unico sopravvissuto della chiesa originaria e’ il presbiterio; con arco trionfale ogivale e volte a crociera conserva pregevoli affreschi del Pastura (Antonio Massari), eseguiti tra il 1508 ed il 1509 e scampati alle fiamme.

San Pancrazio. Chiesa di origine romanico – gotica (XIII sec.). La facciata a capanna ha un bel portale con una sottile fascia decorativa cosmatesca policroma ed un elegante rosone. Sulla destra il campanile a doppio ordine di bifore e cuspide moresca. L’interno, di linee gotiche, é stato restaurato, e viene adibito a sala concerti, conferenze e mostre.

Da vedere inoltre: la chiesa del Suffragio, l’ex monte di pietà, le ex chiese di S. Antonio, S. Marco eS. Spirito, la chiesa natale di S. Lucia Filippini e del poeta Cardarelli, la Casa Medioevale, l’ex lavatoio Sacchetti, il cortile Cardarelli e il cortile di via della Ripa, la Torre di Matilde di Canossa, laTorre Barrocci, la Torre Dante, la Fontana Antica, il Museo della Civiltà Contadina (C.so Umberto I, 49  tel. 339 2138953), Etruscopolis (Via delle Cave Antiche Tel. 0766 855175  www.etruscopoli.it), realizzato dall’artista Omero Bordo in una vecchia cava di macco in Via delle Pietrare. Ricostruzione a grandezza naturale di tombe e ambienti di vita etrusca.

IL LITORALE

La fascia costiera, percorsa per secoli dai navigatori Etruschi, è oggi la  Riviera degli Etruschi di cui fa parte anche il Lido di Tarquinia. Essa si estende per circa 85 km: a nord parte dal Chiarone ai confini della Toscana, e a sud giunge fino a Ladispoli nei pressi di Roma.

La costa, dalla Toscana fino a poco prima di Civitavecchia, è sabbiosa con dune a tombolo, da Civitavecchia verso sud diventa rocciosa e stretta.

Tarquinia Lido. Località balneare a soli km 5 da Tarquinia, ambita meta per gli amanti del pleinair (mare, sole e natura), è dotata di un’ampia spiaggia sabbiosa e dispone di innumerevoli infrastrutture turistiche funzionali. A partire degli anni ‘60 il centro balneare è stato oggetto una completa ristrutturazione, con uno sviluppo repentino degli stabilimenti e un insediamento di residenze estive di costruzione moderna.

Marina Velca. A circa 6 km a Nord del Lido, è una zona residenziale balneare con campi da golf, piscine scoperte ed altri impianti sportivi a nord della foce del fiume Marta, unico emissario del lago di Bolsena, un tempo anche navigabile.

Gravisca. Porto etrusco e poi colonia romana dal 181 a.C., con un bacino interno e due canali di comunicazione col mare, che in seguito diventerà il Porto Clementino. Risalente al VII secolo a.C. disponeva di un’area commerciale sacrale come a Santa Severa (Pyrgi). Gli scavi iniziati nel 1969, che hanno portato alla luce grandi quantitativi di ceramica attica e artefatti etruschi, hanno inoltre rivelato l’esistenza del sottostante e più antico porto etrusco di Tarquinia, risalente agli inizi del VI sec. a.C. Il porto Clementino ha costituito un punto focale del commercio dell grano prodotto nella zona e diretto verso Roma e verso altri porti del Mediterraneo. Le continue mareggiate e l’esposizione ai venti hanno reso vani i ripetuti restauri al molo d’imbarco nel corso dei secoli; perciò, soppiantato da quello di Civitavecchia nella sua funzione di accesso per Roma, il porto di Tarquinia decadde.

Sant’Agostino è una caletta posta al riparo di un capo roccioso, con una pineta alle spalle. Il porticciolo era difeso dalla torre Bertalda, oggi distrutta.

Torre del Castellaccio, eretta nel XIV secolo, aveva un recinto fortificato di cui restano solo parti delle mura, e controllava gli approdi sull’Arrone.

Torrente Arrone, con una bella foce ad estuario.

Fiume Marta con l’antico porto Etrusco di Martanum.

Le Saline – Riserva Naturale di Popolamento Animale

Piccolo borgo dell’Ottocento a ridosso di un’ombrosa pineta in un territorio di 170 ettari. Dal 1980 Riserva Naturale di Popolamento Animale, è per la maggior parte costituito da vasche di acqua salata di profondità variabile da 0,1-1,0 m. La sua istituzione è finalizzata alla protezione dell’ambiente con particolare riferimento alla conservazione degli uccelli tipici delle lagune costiere.

La storia. Il sito, frequentato dall’uomo fin dall’età Villanoviana per lo sfruttamento del sale marino, è fiorente porto di scambio dei fenici, etruschi, greci e romani che potenziano le preesistenti strutture portuali etrusche per i commerci con il mediterraneo occidentale. Nel periodo medioevale il sito si avvia alla decadenza.

Le vicende delle Saline hanno inizio nel 1802 quando Pio VI affida a Giuseppe Lipari l’incarico di creare una Salina (la cui produzione avrebbe dovuto sopperire al fabbisogno di Roma e dei centri del versante tirrenico, a seguito della dismissione delle Saline di Ostia) nella zona del Carcarello, tra la Torre di Corneto e il fosso del Mignone e, più precisamente, nella tenuta della Piscina del Vescovo. Per contestazione degli abitanti del luogo, la produzione inizia solo nel 1831.

Dopo l’Unità d’Italia l’impianto, in cui l’estrazione del sale era affidata alla manodopera dei forzati, ha un incremento produttivo: lo stabilimento è ampliato e migliorato, con la creazione di nuove vasche. II villaggio, originariamente costituito da baracche per i sorveglianti, nel 1889 assume l’aspetto di un borgo, articolato lungo un viale centrale, con le abitazioni per gli addetti, le strutture di servizio e di pubblica utilità. La chiesetta è edificata nel 1917 dagli ergastolani del vicino carcere di Porto Clementino.

L’estrazione del sale è andata riducendosi negli ultimi 20 anni fino a cessare completamente nel luglio 1997, a causa della non economicità dell’operazione. Da tale data la conservazione dell’ambiente rappresenta l’unica finalità del complesso demaniale.

Oggi il borgo, in parte ancora abitato dagli addetti alla Salina, ospita gli Uffici Direzionali e la Stazione del Corpo Forestale dello Stato, che tutela la Riserva Naturale di Popolamento Animale.

La fauna. Il sito accoglie tutto l’anno varie specie di uccelli stanziali e migratori: il Fenicottero rosa, la Garzetta, l’Airone cinerino, il Tarabuso, la Spatola, il Cavaliere d’Italia, il Gabbiano corallino, il Beccapesci, l’Airone Bianco maggiore, la Beccaccia di mare, la Pavoncella, il Cigno Reale, il Fischione, il Germano Reale, il Cormorano, il Falco Pescatore, la Quaglia, il Fagiano. Oltre agli uccelli troviamo la Volpe, l’Istrice, la Nutria, il Riccio, lo Scoiattolo e la Testuggine comune. Nelle vasche troviamo Cefali, Spigole, Anguille, Gamberi, Artemia salina, Granchi e Vongole.

La flora. Lungo gli argini e nelle stesse vasche si ha un ambiente con forte concentrazione di sale in cui vegetano Arthrocnemum macrostachyumSueda vera, Sueda fruticosa, Salicornia fruticosa, mentre all’interno delle vasche si evidenziano in primavera–estate estese coperture di colore giallo oro dovute alla Cladophora vagabunda ovvero rosso violacee a causa della Dunaliella salina che si manifesta in condizioni di forte concentrazione salina e alte temperature dell’acqua. Negli stagni costieri dolci o a bassa salinità troviamo il Limonium, il giunco, la cannuccia; nelle dune vegeta l’asfodelo, il pancrazio, il narciso, la canna di fiume, il pino domestico, il pino d’Aleppo, il pioppo bianco, l’eucalipto, la ginestra di Spagna, il lentisco, ecc.

Nelle zone di acque dolci e nel canale circondario domina la cannuccia, la tamerice e l’olmo minore.

Informazioni: Riserva Naturale Saline di Tarquinia Corpo Forestale dello Stato Tel. e Fax 0766 864605 e-mail: rnpast@tiscalinet.it

COTRAL  (tel. 800431784) sia extraurbane che urbane; quest’ultime servono con una certa frequenza la stazione FS e il Lido, con alcune corse che raggiungono il borgo delle Saline.

PRODOTTI TIPICI ED ENOGASTRONOMIA

ARTIGIANATO ARTISTICO di imitazione etrusca PESCE frutti di mare, zuppe, grigliate

SCAFATA zuppa di fave e carciofi ACQUACOTTA zuppa di cicoria, pomodori, patate, cipolle, mentuccia, peperoncino, con uovo o baccalà CANATA panzanella con pomodori freschi, basilico, olio, sale e pepe FETTUCCINE ai funghi ferlenghi LUMACHE, FUNGO FERLENGO, CARCIOFI

PANE DI GRANO DURO FORMAGGI VINI  OLIO

FRANTOIO LUZI A.  Zona artigianale  0766 855578

OLITAR  località Valle del Marta  0766 856223

TEMPO LIBERO

Cultura

ARCHEOBIKE  Ennio Soldini Via Valverde, 80 01016 Tarquinia VT Tel. 0766 840123 – www.tarquinia.on-web.it/archeobike

ARTISTICA CULTURALE TARQUINIESE “LA LESTRA” Via Umberto I Tel. 0766 858573

CINEMA ETRUSCO MULTISALA Via  della  Caserma, 32 – Tarquinia Tel. 0766  856432

CINEMA ALL’APERTO  Lungomare dei Tirreni Tarquinia Lido

CIRCOLO RICREATIVO S. ROSA Loc.Spinicci Tel. 0766 814024

COOPERATIVA DE AGRI CULTURA Via G. Carducci, 55 Tel. 0766 840822

CULTURALE L’ETRUSCHETTO Via Aurelia Vecchia Tel.  0766.855153

ETRUSCOPOLIS Via delle Cave Antiche Tel. 0766 855175  www.etruscopolis.it

GIOVANE VELKA Piazza S.Giovanni,12 Tel. 0766 856415

MUSEO DELLA CERAMICA Via delle Torri 29/33 tel. 0766 858194 – fax 0766 858194

MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA  C.so Umberto I, 49  tel. 339 2138953

MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA  PALAZZO VESCOVILE

MUSEO NAZIONALE Palazzo Vitelleschi P.za Cavour chiuso lunedì tel. 0766 856036 – fax 0766.856036

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE TARQUINIENSE Piazza Cavour Tel. 0766 856036

L’ALTRA ISOLA (CABARET)  Loc. Sant’Agostino

NECROPOLI Via Ripagretta  0766 856308

PRO TARQUINIA Barr.S.Giusto,1 Tel. 0766 856097

SOCIETÀ TARQUINIESE DI ARTE E STORIA Via delle Torri 29 Tel. 0766 858194

Associazioni sportive

A.S. PALLAVOLO Via M. Cimbalo Tel. 0766 858949

ASSOCIAZIONE PUGILISTICA POLIVALENTE  “A. JACOPUCCI” Via B. Falgari

ASSONAUTICA PROVINCIALE DI VITERBO  Via della Salara, loc. porto Clementino Tel. 0766 864232 (serv.segr.) www.assonauticatarquinia.it Email  assonauticatarquinia@tiscali.it

AVIS CALCIO Via di Villa Tarantola 10

ASI DILAS GRAU  Via F. Cavallotti   Tel. 0766 856478

ASSOCIAZIONE PUGILISTICA POLIVALENTE “RICCIONI” Via Garibaldi

ARCIERI DI LARAN Via Ripagretta 5

ARCO CLUB TARKNA Via P. Togliatti 7-Pal. B

ATLETICA ’90 Via Martiri Monterana Tel.  0766 855593

BASKET PETASO Via dello Stadio Tel.  340 370988 Fax  0766 840564

www.basketpegaso.too.it  Email basketpegaso@libero.it

CACCIA/TIRO AL VOLO Via E. Berlinguer

CIRCOLO BOCCIOFILO Piazza G. Verdi 18

CIRCOLO BOCCIOFILO ETRURIA Via dello Stadio Tel. 0766 842011

CLUB AUTOMODELLISTICO TARQUINIESE Via Filippo Turati 27 Tel. 0766 840533   333 3185543

CORNETO TARQUINIA Loc. Il Giglio Tel. 0766 850040  Fax  0766 848777

F.I.P.S. E ATTIVITÁ SUBACQUEE Via delle Nereidi Tel. 0766 864715

FREE TIME Via Tuscia 6 Tel. 0766 855623

M.T.B. Tarkna Bici Club Loc. Gabelletta Orti di Bruschi

PARACADUTISTI Via G. Bruno 22/A

POLISPORTIVA Via F. Cavallotti  Tel. 0766 858400

POLISPORTIVA CICLISMO Via F. Cavallotti  Tel. 0766 858400

POLISPORTIVA JUDO Via IV Novembre 11

POLISPORTIVA PESCA Cave di Pietra

POLISPORTIVA TARQUINIA S.T. Via Monterozzi Marina Tel. 0766 856653 856615

POLISPORTIVA TENNIS loc. Voltone Tel.   0766 856653

SCUOLA DI DANZA  Balletto Città di Tarquinia Piazza San Giovanni Tel. 338 8474931

SPORT E TEMPO LIBERO Arena Comunale San Marco  Via Umberto I  Tel. 0766 8491

SPORTING CLUB  Colle Marina Residence – Loc. Infernaccio  Tel. 0766 842440

Biliardi, bowling, video-games. Piscina scoperta, campo da tennis e di calcetto.

TARQUINIA CALCIO Via dello Stadio

TARQUINIA WINDSURFING CLUB Lungomare dei Tirreni, 13 Tel. 0766 864470  www. tarquiniawindsurfingclub.com

TENNIS TAVOLO Via XX Settembre 3

TIRO AL VOLO Via G. Scotti  18

TRIATHLON Via Veio 9

VELA CLUB Via G. Carducci 35

VETERANI SPORTIVI Via Porto Clementino s.n.c.

VOLO SPORTIVO Via delle Croci 83

Centri sportivi

BOCCIODROMO

Via dello Stadio (coperto) Tel. 0766 842011

CALCETTO CAMPI

Loc. Stazione (Tel. 0766 856653)

Mecozzi – Tarquinia Lido (Tel. 329 8169693)

La Lanterna – Loc. Il Sorbo (Tel. 0766 843061)

Camping Riva dei Tarquini – Loc. Spinicci

CALCIO CAMPI

Stadio Comunale N.1 – Via dello Stadio

Stadio Comunale N.2 – Loc. Stazione (2 campi)

Stadio Comunale N.3 – Loc. PEEP

GOLF

TARQUINIA COUNTRY CLUB  9 buche, Via Olimpia s.n.c. – Marina Velca Tel. e Fax 0766 812109 www.saitel.it/golftarquinia

MANEGGI

IL MANDRIONE DELLE SALINE Loc. Saline Tel. 0766 868979

CAMPING RIVA DEI TARQUINI  Loc. Spinicci  Tel. 0766 814027

FERNANDO SENIGAGLIESI Loc. Spinicci Tel. 0766 814080

CIRCOLO IPPICO FONTANIL DELLA TORRE  Tel. 0766 840545

NAUTICA

VELA CLUB TARKNA Tarquinia Lido

ASSONAUTICA – Tarquinia Lido Tel. 0766 864232

PALESTRE POLIVALENTI

Via Bruschi Falgari

Via Garibaldi

Palazzetto dello Sport – Via dello Stadio

Gym Star – Via Madonna dell’Ulivo  Tel. 0766 840203

Etrusco Gym – Via dei Velka Tel. 0766 856584

Sport On Line – Piazza Verdi

Iron Man  – Via degli Archi 78 Tel.  349 2364021

PESCA SPORTIVA

LAGHETTO SCIROCCHI – Loc. Pian di Spille

PISCINE (SCOPERTE)

Marina Velca Pian di Spille

Camping Tuscia Tirrenica

Camping Università Agraria

Torre del Sole – Marina Velca

Velcamare – Tarquinia Lido

T

nia ed il suo territorio, a circa 80 km da Roma, è il luogo ideale per conoscere gli aspetti archeologici ed enogastronomici del Lazio.

La città etrusca di Tarquinia è stata dichiarata patrimonio dell’umanità per l’importanza ed unicità delle testimonianze storiche. Sorge in fondo alla valle del fiume Marta e 3000 anni fa era il più fiorente centro artistico dell’Etruria.
Nella stessa valle, da quattro generazioni, la famiglia Pusceddu gestisce l’azienda agricola “fattorie Valle del Marta”, mantenendo inalterate nel tempo le più sane e genuine tradizioni contadine.
Già nel periodo in cui gli Etruschi dominavano il territorio della Tuscia era in voga coltivare un angolo di terreno a vigneto in modo da garantirsi un quantitativo di vino da consumare poi nell’arco dell’anno. Plinio il vecchio nei suoi scritti elogiava in modo particolare il gusto del vino di Tarchuna (Tarquinia); lo stesso per tutte le altre coltivazioni, olio, frutta e verdura.
Da anni la Valle del Marta, certificata “ Agriturist Qualità ” , permette a turisti provenienti da ogni parte del mondo di poter riscoprire quei valori e quelle tradizioni troppo spesso dimenticate che aiutano a gustare il piacere di una vita fatta di gesti semplici, genuini e ricchi di valori che rendono forte lo spirit
IL CENTRO BENESSER O LA spa  o.sono collocate all’ibnterno d resort divise in due strutture una con all’inbterno piscine idromassaggio, sauna, zona elax e zona cardiofitness, l’altra con all’interno nuvola, stanza del sale,  lampada solare, un lettino di pietra caldo dove vengo effettuati trattamenti tipo, fanghi, massaggi al cioccolato e scrub total body. c’è poi una stanza dove vengono fatti dei massaggi di coppia

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